Il treno riparte. Fuori, pure essendo le quattro del pomeriggio, è buio pesto.
La ragazza non dice niente. Ascolta incuriosita il nostro dialogo. Non sembra avere molto da dire.
La ragazza non dice niente. Ascolta incuriosita il nostro dialogo. Non sembra avere molto da dire.
Michael mi passa la bottiglia di vodka. Me ne offre un sorso dicendo alla salute in russo. Salute, gli rispondo in russo e visto il freddo mando giù due sorsi senza tanti complimenti.
Michael ride. Apprezza il fatto che ho accettato l’invito e a sua volta tracanna un lungo sorso. Dalla sportina estrae una banana, del pane e qualche mela e mi fa capire con un gesto che è meglio mangiare qualcosa.
La ragazza senza dire nulla se ne va verso gli scompartimenti della carrozza per ritornare dopo pochi minuti.
Michael passa la bottiglia di vodka alla ragazza che si schernisce e dice no grazie in polacco. Lui insiste, ma niente da fare, lei non beve. Michael le chiede se parla francese. Lei lo guarda divertita, ma fa cenno di no con il capo e ride. Le chiedo in polacco di dov’è e lei dice di Tarnow: una città tra Cracovia e Rzseszow. Michael mi guarda sgranando gli occhi incredulo, la bottiglia di vodka in mano: mi chiede se parlo polacco. Dico sì. Lui inizia a saltare, alza in alto la bottiglia, tracanna un sorso e me la passa. Un’italiano che parla polacco, ma com’è possibile? Mi chiede. Non lo so, gli dico e bevo un altro sorso anch’io. La ragazza ride, si stringe nelle spalle. Michael, sempre più esaltato dice: un francese che va in Ucraina, una ragazza polacca e un italiano che parla polacco. E russo, dico io. Lui sgrana ancora di più gli occhi, è in visibilio, mi abbraccia e mi dice in russo caro amico mio, mio dolce amico.
La ragazza ride con una mano davanti alla bocca.
Michael inizia a parlare in russo. Snocciola due, tre, quattro espressioni russe, con una pronuncia forzata, sempre esaltato. Dev’essere l’effetto della vodka. La ragazza continua a non dire niente, ma si gode lo spettacolo e non sembra minimamente intenzionata ad abbandonare la scena.
Fuori dal finestrino del treno scorre solo il buio, con rare luci che passano lentamente in lontananza. Mi chiedo dove possiamo essere, dove sta andando questo treno e mi sorprendo a pensare che mi piacerebbe proseguire questo viaggio per una notte intera, come se non avessimo una meta. La vodka inizia a fare effetto anche su di me...
Michael mi chiede di nuovo dove ho imparato il polacco e il russo. Gli dico che non mi ricordo. Mi guarda un secondo attonito e inizia a ridere sguaiatamente. Quando si riprende, mi offre la vodka con un gesto deciso, assume per un istante un’espressione seria, tra il riconoscimento e la stima.
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