Andrea quel giorno era stato il primo a salire sul tetto dell’edificio e da lassù prendeva di mira chi rimaneva a terra con bacche di palma e fogli di carta arrotolati a spirale tirati con la cerbottana. Le bacche erano i proiettili migliori, perfetti per le nostre strette cerbottane. Saccheggiando le palme delle case vicine potevi riempirti le tasche e avere munizioni per lunghe ore di battaglia.
Mi dicevo che da grande avrei piantato una palma nel giardino per avere tutte le bacche che volevo. Poi pensavo che da grande non avrei giocato a cerbottana e che comunque quel pomeriggio alle tre il mondo sarebbe finito.
La notizia ce l’aveva data Emanuele, il più grande del gruppo. Emanuele aveva la stessa età di Andrea, ma sembrava avesse più anni di lui e anche se era il più antipatico aveva una certa autorevolezza. Nessuno gli domandò chi gliel’aveva detto. Ci limitammo a chiedergli a turno se ne era sicuro e lui diceva serio sì, oggi alle tre.
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