domenica 27 maggio 2012

Il foglietto in tasca

C’è quest’uomo seduto in treno di fronte a me. Non fa altro che estrarre un foglietto dalla tasca interna della giacca e appuntare qualcosa rapidamente. Dev’essere una parola. Forse un segno. Apparentemente a intervalli regolari. In realtà a volte ogni dieci minuti, altre ogni pochi secondi. Si accorge che non posso fare a meno di notarlo. Per cui gli chiedo per curiosità di che cosa si tratta.
Dice che segna una x ogni volta che pensa a una persona. La sera, prima di andare a dormire, ne fa il conto.
Vorrei sapere chi è questa persona a cui lui pensa a intermittenza. Mi legge la domanda negli occhi e mi dice senza che io apra bocca: “E’ una che mi ha lasciato.”
“Quante sono le x a fine giornata?” gli chiedo a questo punto, entrando in confidenza.
“All’inizio erano centinaia” mi dice lui con un’espressione del volto tra il sollievo e la disperazione. “Ora siamo sulle sessanta” aggiunge dopo qualche secondo di silenzio.
Mi verrebbe da chiedergli se ha un’obiettivo, ma sarebbe una domanda stupida. Però vorrei sapere se c’è una soglia sotto la quale smetterebbe di annotare tutte queste x.
“Voglio essere pronto” mi dice lui, di nuovo senza che io gli dica nulla. “Pronto in che senso?” chiedo.
“Se mai avrò modo di incontrarla e lei mi chiederà se la penso… le posso dire con esattezza quante volte al giorno appare nei miei pensieri”.
“E se l’incontra e lei non glielo domanda?” gli dico provocatoriamente.
“Non importa” dice lui “è una cosa che in fondo serve più a me e ogni sera fatto il conto butto via il foglietto.”

1 commento:

  1. Mi piace questo campionario di varia umanità che ti capita di incontrare in giro per il mondo. E mi piace come la descrivi nei tuoi racconti. Bravo!

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