domenica 4 marzo 2012

I signori seduti al Caffè Roma - III

Il cameriere porta due succhi di frutta dal colore eso­tico. Il ragazzo paga, beve e riprende a leggere.
Lei legge sorseggiando il succo, profondamente con­centrata. Lentamente, con un movimento inconsapevole, si riabbassa sul giornale che ora tiene appoggiato sulle gambe. La camicetta si stacca di nuo­vo dal seno. Non ha niente sotto.
Mi sorprende il fatto che non le venga il minimo sospetto che con quella scollatura si veda tutto.
Dal modo in cui si avvicina al giornale deve essere miope. Penso che le ragazze miopi debbano avere un concetto labile della nudità, come se per loro essere nude avesse meno importanza rispetto all'importanza che può attribuirgli una ragazza dalla vista perfetta. Come se le ragazze miopi fossero in qualche modo distanti dal proprio corpo o dalla propria bellezza.
Lei continua a piegarsi sul giornale e a questo punto rie­sco a vederle il seno, ma non del tutto. Il capezzolo resta leg­germente nascosto da un lembo della camicia.
Si piega ancora in avanti. La sua camicia bianca al sole è accecante. Sotto, quasi ad una spanna dal tessuto, resta in ombra il seno leggermente oblun­go. Seguendone la linea, in un’ombra calda, lo sguardo giunge all'areola liscia, abbronzata, col capez­zolo che tocca appena il cotone bianco della camicetta.
Improvvisamente si alzano. La ragazza si stira tendendo in alto le braccia. Sistema i capelli dietro la nuca, li lega con un elastico rosso.
Mentre si allontanano lui le pizzicotta il fianco stringendola con un braccio attorno al collo. Lei si divincola inarcando il corpo in un movimento flessuoso.
Il cameriere li segue con lo sguardo dalla soglia del bar dondolandosi nervosamente sulla punta dei piedi. L'orologio della torre batte inesorabilmente le undici.

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