sabato 16 marzo 2013

Adesso non cerco più il bamboccio


Samantha, la mia collega e compagna d’ufficio, si è mollata col ragazzo. E’ successo anche l’anno scorso, non so se con lo stesso.  Quando si lascia col moroso perde completamente la fiducia in se stessa. Sembra smarrita. Tutte le sante mattine appena arriva in ufficio il suo primo pensiero è ascoltare l’oroscopo su internet: per un minuto buono mi fa sentire la voce di questo debosciato che snocciola a caso fregnacce sulla vita, l’amore e le stelle. Non ancora sazia mi chiede – ogni giorno – di che segno sono e fa partire il mio, di oroscopo.

Dall’estate scorsa questo premio nobel parlando a vanvera del Leone ripete che devo mettere ordine nelle mie finanze, darmi una calmata con le spese. Sempre uguale. Oramai mi ha sfracellato l’anima con sta menata.


Ascoltato l’oroscopo Samantha si trucca scrutandosi in uno specchietto tascabile. Sopracciglia, ciglia, fard, cipria, rossetto. Chatta una buona mezz’ora su skipe. Fa un paio di telefonate. Va in bagno con una collega. Beve un caffè con un’altra. Riceve cinque minuti la sua amica dell’Amministrazione. Solo sulle undici realizza di essere in ufficio e finalmente si mette a fare qualcosa, così, per ammazzare il tempo.

Biascica chewing gum ininterrottamente e tracanna litri d’acqua. A metà mattina o a metà pomeriggio si concede uno spuntino previsto dalla dieta che gli ha consigliato un tizio in palestra: prosciutto crudo e yogurt.

Presa da questa burrasca sentimentale è come una mina vagante. Offerte sconclusionate, lettere d’invito inevase, pratiche che scompaiono nel nulla, cose da ripetere tre volte.

Ci sono giorni in cui ha gli ormoni a mille: vestita abitualmente da pin up cammina sculettando davanti alla mia scrivania, si appoggia al tavolo col busto a novanta gradi, lancia occhiatacce da gazzella del Serengheti. Uno di questi giorni penso di prendere su e sbattere la testa contro il muro.

Oggi di punto in bianco nel silenzio dell’ufficio mentre armeggiava con specchietto e eyeliner se n’è uscita con una frase lapidaria: “Adesso non cerco più il bamboccio bello. Voglio solo un uomo che mi fa stare bene.”

Desiderio plausibile.

Mi guarda.

La guardo.

Provo a immaginare l’uomo che la farà stare bene e mi chiedo – per un momento complice - di che segno potrà mai essere.



 

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