“Mi vedo da un po’ con una tipa mora, capelli lunghi ricci, alta uno e ottanta, quasi più alta di me” dice Alessandro. Stiamo parlando del più e del meno davanti a un caffè e al suo pacchetto di sigarette. Lo lascio dire, m’interessa.
“Occhi scuri” continua, “piercing sul naso, piercing all’ombelico, piercing sulle sopracciglia e mi ha promesso che si fa il piercing anche lì”. Sgrano gli occhi. “Tutta tatuata. Fai conto, qualcosa come sei o sette tatuaggi. Uno di questi giorni li conto e ti dico quanti sono...”
Non dico niente, ma con gli occhi gli faccio capire di proseguire: voglio vedere dove vuole arrivare perché le sue storie tirano sempre all’apologo, al finale col succo.
“Allora un giorno” prosegue Alessandro “mi ritrovo a parlare con mia moglie e le dico che se devo confessarle un debole, se c’è qualcosa che mi fa uscire pazzo in una donna sono i capelli lisci, tirati indietro, con la coda di cavallo. Meglio se bionda.”
“Come la madonna, dice mia moglie ironica. Non so bene cosa intenda, ma probabilmente ha ragione lei: mi piace la donna classica, dall’aria bene. Mi fa impazzire se vestita da tennista o in divisa da golf. Mia moglie dice che sono proprio un classicone tradizionalista...
“Ma mi ci vedi a me, dico io a mia moglie, con una morettona tatuata tutta piena di piercing?”.
“Ma mi ci vedi a me, dico io a mia moglie, con una morettona tatuata tutta piena di piercing?”.
Sorrido. Scuoto la testa e dico a Alessandro col tono del prete che si arrende di fronte al peccatore incorreggibile: “fottutissimo verme”.
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