Ho rivisto i tuoi occhi un pomeriggio di fine marzo sul viso di una ragazza seduta nel mio stesso scompartimento sul treno diretto a Varsavia. Quello sguardo severo non so se dovuto alla miopia o a una propensione indagatrice. Quegli occhi che fissano istantaneamente qualcosa, che diventano una sottile fessura come gli occhi di un rapace prima di ghermire la preda e non mollano l’oggetto in questione, la persona, il dettaglio, fino a quando qualcos’altro infinitesimale e insignificante li distoglie.
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