sabato 13 aprile 2013

Dirk la mia penna blu e un volo d'uccelli

Dirk, il mio collega tedesco, è un inguaribile romantico. Modi gentili, sempre rasato, viso e capelli curatissimi. Ha l’aria di uno che frequenta assiduamente club e discoteche. Chissà, forse è omosessuale o forse mi sbaglio. Ma questo non ha importanza.

Oggi abbiamo lo stesso volo per Mosca. Prima di imbarcare gli do una copia della richiesta di visto da compilare in modo che all’arrivo possiamo evitare la fila ed essere tra i primi allo sportello immigrazione.

Ma quando sbarchiamo a Mosca Dirk dice di essersi dimenticato di riempire il foglio. Mi chiede una penna. A malincuore gli do la mia penna blu e dico che ci vediamo fuori, ai nastri dei bagagli o davanti ai taxi.

Un’ora più tardi quando ci incontriamo all’uscita dell’aeroporto mi aspetto che mi ridia indietro la penna. Ma non dice niente. Così penso non sia il caso di fargli notare che se l’è tenuta e decido di non chiedergliela.

Il giorno dopo siamo in fiera. Dirk dice “la tua penna, grazie” e me la porge.
Il fatto che me la restituisca quando oramai me l’ero dimenticata è una piacevole sorpresa. Ho sempre una penna nella tasca della giacca e questa qui, presa a Varsavia un paio di settimane fa, è un’ottima penna a sfera. In più è blu, un bel blu acceso.

Passiamo la giornata allo stand tra colleghi, amici e clienti. Russi, italiani, tedeschi, bielorussi e polacchi. Siamo a Mosca per cui la lingua comune per la nostra conversazione è il russo. Me la cavo abbastanza bene in russo e ogni occasione è buona per fare pratica. Abbiamo un amico di Minsk che passa tutto il tempo con noi, Aleksander o meglio Sasha. Lo chiamiamo prof. E’ il nostro professore di lingua russa, uno dei migliori: calmo, paziente, disponibile.

Dirk col suo russo macchinoso, preciso, con un palese accento tedesco, a un certo punto dice “Sasha vorremmo che tu ci portassi da qualche parte stanotte”.

Sasha come prof è in gamba, ma in fatto di locali discoteche o club non ne ha un’idea. Non gli viene in mente niente.

Così Dirk si guarda intorno e ferma delle ragazze che passano davanti allo stand. Sono tre, una di loro, quella con i capelli rossi, è spigliata, loquace.

“Buongiorno” dice Dirk, “scusa se ti disturbo, ma stanotte vorremmo uscire, ascoltare buona musica, bere qualcosa. Conosci qualche posto?”.

“Si” dice lei, “ce ne sono due o tre in centro dove potreste andare”.

Dirk si fruga in tasca e mi guarda. Mi avvicino e porgo la mia penna blu e un foglietto alla ragazza dai capelli rossi.

Mentre lei scrive la osserviamo incantati: capelli lunghi, leggermente mossi. Niente orecchini. Mani diafane, dita sottili, unghie stranamente lunghe per una ragazza che di primo acchito sembra acqua e sapone.

“Qual è il migliore secondo te?” le chiede Dirk.

 “Overtime” risponde. “Posso tenere la penna?” chiede lei a bruciapelo.

“Si” le dice Dirk, “se ci scrivi il tuo nome e il numero di cellulare”.

Koneshno” risponde lei: certamente.

“Hai sentito come ha detto koneshno?” chiedo a Dirk quando rientriamo nello stand.

“Ho sentito” annuisce lui.

“Come una pietra che cade sulla superficie di un lago” dico a Dirk.

Resta in silenzio qualche secondo e mi dice: “Koneshno. Nella mia testa c’è spazio per il volo di migliaia d’uccelli.”






Nessun commento:

Posta un commento