Attimo, Due punti, Qui. Titoli sempre più brevi, sempre più semplici, sempre più icastici, legati tra loro giust’appunto dal problema del tempo; nella duplice ossessione dell’eterno ritorno e dell’intrinseca caducità di un’esperienza unica e irredimibile:
“Non c’è giorno che ritorni, non due notti uguali uguali
né due baci somiglianti
né due sguardi tali e quali."
“Non c’è giorno che ritorni, non due notti uguali uguali
né due baci somiglianti
né due sguardi tali e quali."
L’uomo è un essere temporale, che legge la sua vita e quella del mondo attraverso la successione dei momenti, ma proprio perciò è impossibilitato a sprofondare nel momento, a vivere interamente ogni singolo istante, stretto com’è tra il ricordo del passato e l’attesa del futuro:
“Perché tu, malvagia ora
dai paura e incertezza?
Ci sei – perciò devi passare.
Passerai – e qui sta la bellezza.”
“Perché tu, malvagia ora
dai paura e incertezza?
Ci sei – perciò devi passare.
Passerai – e qui sta la bellezza.”
Ecco, credo che il grande amore di Szymborska per gli animali nascesse proprio da qui. Da un sentimento di ammirazione, anzi di invidia, verso quelle creature che non vivono, come noi, attraverso il momento, ma nel momento. E solo in quello. E perciò non conoscono ambivalenza, calcolo, trucchi, trappole. E hanno di conseguenza “la coscienza pulita”.
(Articolo su Wieslawa Szymborska di Franco Marcoaldi - Repubblica 2 febbraio 2012)
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