venerdì 11 gennaio 2013

Il tè

Il tè con Alessandro lo bevo alla russa. Non in una tazza di ceramica, ma in un bicchiere di vetro.

In più lui ha questo vezzo di chiedermi due bicchieri. Glielo verso. Lo addolcisce con mezzo cucchiaino di zucchero. Mescola senza tintinnare sul vetro e prende a rovesciarlo da un bicchiere all’altro.

Invece di attendere qualche minuto, come faccio io, lui lo versa ripetutamente e in questo modo il tè da rovente diventa bevibile.

Resto a guardare in silenzio il suo rituale e penso.

Penso al tè denso di miele e foglie di menta bevuto ad Algeri. Ai bicchierini dalla forma sensuale nei quali servono il tè a Istambul. Al vetro sottilissimo che scotta le dita dei bicchieri con cui mi offrono il tè i clienti in Polonia. E il soggiorno di casa mia diventa la sala di un bar di Meknes, la tenda mongola fatta di un unico ambiente dove sorseggiamo il tè seduti su grandi tappeti, lasciando trascorrere a piccoli sorsi il tempo che rallenta, si ferma e prende un sapore asiatico.

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