Sono in centro a Berlino, fermo sul marciapiede in attesa del semaforo verde per i pedoni. Sull’altro lato della strada un uomo di mezza età, anche lui vicino al semaforo, mi guarda sorpreso, come se mi riconoscesse. Mi indica con un dito, alzando il braccio destro in orizzontale, come a dire tu, proprio tu.
Scattato il verde mi viene incontro senza togliermi gli occhi di dosso. Resto fermo sul marciapiede, immobilizzato dal suo sguardo, forse imbarazzato perché cercando nella memoria non riesco a trovare questa persona che ha l’aria di conoscermi da sempre.
Attraversate le strisce pedonali mi raggiunge, sempre guardandomi fisso. Mi aspetto che mi dica finalmente, da quanto tempo non ci vediamo… Ma mi chiede se sono lì per turismo, se conosco già la città e per quanto tempo penso di restare. Formulate queste tre domande a bruciapelo la sua sopresa nel vedermi e la sua curiosità nei miei confronti sembrarono esaurirsi.
Gli rispondo che sì sono lì per turismo, per la prima volta e resto una settimana. Dallo sguardo attonito con cui mi ascolta penso per un istante che non sia del tutto a posto. E in effetti, senza chiedermi altro, senza salutarmi, se ne va proseguendo per la sua strada.
Nel frattempo è riapparso il semaforo rosso per i pedoni. Devo aspettare un altro minuto prima di attraversare. In questo minuto d’attesa ripenso all’incontro e già non ricordo i lineamenti di quest’uomo, non sono in grado di dire se sia una persona sciatta o in qualche modo elegante. Se lo incontrassi di nuovo per strada tra qualche giorno non lo riconoscerei e probabilmente lui non riconoscerebbe me. Mi guarderebbe sorpreso trasmettendomi di nuovo l’impressione di incontrare qualcuno che non vede da tempo e chissà, forse mi farebbe le stesse tre domande.
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