mercoledì 30 novembre 2011

Il signor Tibor Fried

Il signor Tibor Fried mi faceva foto sbiadite che mi consegnava felice il giorno seguente. Per lui era naturale immortalare qualsiasi persona conoscesse e fargli dono della foto, come a suggellare una relazione duratura. Il risultato era un mix dovuto alla sua mano un po’ tremante, alla pellicola vecchia di decenni e ad acidi per lo sviluppo troppo diluiti o scaduti da chissà quando. Così, anche se fresca di un giorno, la foto aveva i colori di una stampa dimenticata al sole per un’estate intera.
Quella che conservo mi ritrae immobile vicino a una roulotte da campeggio che il nostro agente ungherese usava in fiera. Con vestiti invernali dove si intuisce a malapena il blu della giacca e meno il colore dei pantaloni. La mia faccia senza lineamenti, l’espressione indecifrabile, la luce soffusa nonostante fosse pieno giorno. Tutto questo rende ancora più improbabile che possa essere io la persona ad essere fotografata, che abbia conosciuto il signor Fried e sia stato in primavera a Budapest alla fiera campionaria.

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